Superman e il cane Krypto: ecco il nuovo supereroe ‘umano’ dei DC Studios

di Patrizia Simonetti

La vita è più bella con un cane, anche per Superman: Krypto vi conquisterà così come ha fatto con noi, con quel suo fare goffo, inconsapevolmente forte e altrettanto inconsapevolmente audace, così pieno di vita, di energia e fedele al suo umano (anche se non è proprio il suo “padrone”), con un orecchio su e uno giù, morbido, peloso, bianco e volante come quello della storia infinita. Il film inizia con lui, e per il regista James Gunn è, come dire, un fatto personale: “Krypto è stato ispirato dal mio cane – ci rivela L’abbiamo preso da un canile, era molto magro e mingherlino, ma aveva un orecchio che rimaneva alzato, ed era come un faro per me.

Per qualche ragione, ero attratto da questo cane sciocco e l’ho portato a casa. Aveva circa un anno e ha iniziato a distruggermi casa: tutti i mobili, ogni scarpa su cui è riuscito a mettere i denti, mi ha mangiato il portatile, mi mordeva i piedi costantemente. Era il cane peggiore che abbiate mai visto in vita vostra. E per qualche ragione, ho pensato: “Oh, e se questo cane orribile, terribile e maniaco avesse dei superpoteri? Saremmo nei guai seri”. È così che ho pensato ‘forse Krypto è terribile’ e quello è stato l’inizio del film. Abbiamo letteralmente portato Ozu e lo abbiamo scannerizzato, perché Ozu non potrebbe mai essere una controfigura, lo abbiamo ingrandito un po’ e lo abbiamo reso bianco, e quello è Krypto nel film. Quindi, Krypto è Ozu”.

Ma ci sono altri milioni di cose che ci hanno fatto amare Superman, il primo film dei DC Studios da oggi al cinema con Warner Bros. Pictures, oltre alla regia impeccabile e divertita di James Gunn, autore anche della sceneggiatura, e a David Corenswet nel ruolo del supereroe per eccellenza e, ovviamente, in quello del suo alter ego Clark Kent. Tanto per cominciare, questo Superman protegge la terra e i suoi abitanti perché gliel’hanno ordinato mamma e papà, come da messaggio visivo che lo ha accompagnato, piccolissimo, nel suo viaggio verso il nostro pianeta. Ma questo Superman della sua missione, che ha abbracciato in toto, ha fatto il suo stesso stile di vita: gentile, disponibile, sempre pronto a cercare il buono anche in ogni cattivo. Forse, chissà, proprio perché anche lui, se il caso non ci avesse messo lo zampino, lo sarebbe diventato (valli a capire i genitori kryptoniani di una volta…)

“C’è una trinità composta da Batman, Superman e Wonder Woman, ma negli ultimi anni abbiamo visto molto di più Wonder Woman e Batman che Superman, un personaggio che è davvero il massimo che un essere umano possa essere – spiega il regista sulla scelta di portarlo sullo schermo come primo film dei DC Studios – È di buon carattere, ma essere puramente buono non significa che faccia sempre la cosa giusta, è un personaggio che è puramente buono in un mondo che non è buono, e penso che sia qualcosa che non vediamo spesso, è nobile ed è bello, ma non ha sempre ragione e anche lui commette errori. Mi emoziono perché penso davvero che il fulcro di questo film sia il perché amiamo così tanto Superman. È perché può colpire pianeti o sollevare grattacieli? Non credo. Credo sia per la sua innata bontà e la sua umanità, anche se è un alieno e il fatto che non gli dispiace essere un po’ Pollyanna, che non gli dispiace essere ottimista, che non gli dispiace essere vulnerabile”.

Questo Superman, pur somigliando al supereroe nato dalla penna e dalla mente di Jerry Siegel e Joe Shuster nel 1933, è quindi diverso da tutti i suoi predecessori: si mette in discussione, ragiona, pensa, prova delusione e amarezza, parla con i suoi robot, cerca di estirpare il male dal suo nemico scoprendone i punti deboli e tentando una redenzione, si fida delle persone e si innamora, arrivando persino a dire ti amo, cosa difficilissima, peraltro, per chiunque. E lo dice a Lois, sua collega al giornale, donna scaltra, coraggiosa, che sa di lui e lo lascia fare senza mai lagnarsi della pericolosità del suo mestiere, interpretata da Rachel Brosnahan: per lei io ti salverò non è solo uno slogan…

Un supereroe dunque molto umano, a cominciare dalla fallibiità: nessuno è perfetto, tanto meno lo è chi ci ha messo al mondo: in questo capitolo della sua vita, Superman lo comprenderà e saprà scegliere e decidere per sé, perché “sono le tue scelte e le tue azioni che fanno di te ciò che sei…” gli dirà qualcuno di molto importante nella sua vita. Non è imbattibile, e lo vediamo sin dall’inizio del film, non è buono nel senso smielato del termine, piuttosto si infuria, ce l’ha con i guerrafondai e non ci pensa due volte a impedire l’invasione di uno stato ad opera di un altro, pur rimettendoci di brutto, e solo perché “nessuno ha il diritto di farlo”. Ce ne fossero di Superman così, adesso, nel nostro mondo reale, che almeno ci provassero a fermare la guerra e a smascherare interessi e doppi fini di leader potenti e pericolosi e di grandi magnati della tecnologia, magari inteneriti – scena bellissima – dalla richiesta di aiuto di bambini in mezzo alla battaglia…

Prodotto dagli stessi responsabili dei DC Studios, Peter Safran e lo stesso Gunn, il film vede nel cast Nicholas Hoult nel ruolo del perfido, invidioso e vendicativo Lex Luthor. E ancora Edi Gathegi, Nathan Fillion e Isabela Merced a comporre lo strampalato trio dell’esilarante Justice Gang, Anthony Carrigan, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva Howell. Scene spettacolari a secchiate e belle risate, soprattutto grazie a Krypto il Supercane, comparso nei fumetti nel 1955 e, chissà perché, mai portato sul grande schermo prima d’ora: grazie James…