1992 – Tangentopoli tra finzione e realtà, da stasera la serie TV su Sky

di Patrizia Simonetti

Sarà che adesso ci indigna ma non ci stupisce più sentir parlare di mazzette pagate per vincere appalti, di tangenti versate nelle grandi opere, di ministri che raccomandano i figli a gente che sta in carcere per corruzione e chissà perché e chissà come, ha fatto il bello e il cattivo tempo nel settore delle infrastrutture governo dopo governo dopo governo, che ci sembra assurdo pensare a un tempo in cui tutto ciò poteva farci restare a bocca aperta. E invece quel tempo esiste ed era soltanto 23 anni fa, esattamente il 1992.

Tutto comincia a Milano la mattina del 17 febbraio con l’arresto di Mario Chiesa, esponente socialista e presidente del Pio Albergo Trivulzio, un centro comunale di assistenza per gli anziani, che chiede e ottiene ingenti percentuali da tutti gli imprenditori cui procura appalti, solo che arriva il momento che uno di loro, vuoi per onestà e orgoglio, vuoi perché anche allora c’è la crisi e ha finito i soldi per pagarlo, si rompe le scatole e lo denuncia. Si chiama Luca Magni e avrebbe dovuto versagli altri 7 milioni dopo i primi 7 che gli dà collegato però con tanto di microfono agli inquirenti che colgono dunque Chiesa in flagrante. Il vaso di Pandora è scoperchiato, nome dopo nome l’inchiesta denominata Mani Pulite va avanti a demolire quella rete che intreccia politica e imprenditoria e che viene chiamata Tangentopoli e i tre giudici del pool, Di Pietro, Colombo e Davigo, diventano supereroi della giustizia e della legalità da far impallidire pure Superman.

Parte da qui 1992, serie TV al via stasera su Sky Atlantic HD e su Sky Cinema HD e contemporaneamente in altri quattro paesi: Inghilterra, Germania, Irlanda e Austria, “la prima in realtà – spiega Andrea Scrosati, vice presidente per i contenuti di cinema e intrattenimento di Sky – completamente originale di Sky, non un adattamento e non una ripresa da un libro o da un film”. 10 episodi diretti da Giuseppe Gagliardi e scritti da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Nicola Lusuardi e prodotti da Wildside in collaborazione con Sky e LA7. Ad essa seguiranno, secondo notizia del giorno, altri due progetti intitolati 1993 e 1994.

L’idea di 1992 è venuta qualche anno fa a Stefano Accorsi (leggi l’intervista) che interpreta anche uno dei protagonisti, un pubblicitario senza scrupoli della Fininvest di nome Leonardo Notte che “gli anni ottanta sono finiti – dice ai dipendenti – la crisi per voi è un’opportunità”. Perché a sostenere e a legare nella storia i tanti protagonisti e coprotagonisti realmente esistiti o esistenti come Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi), Gherardo Colombo (Pietro Ragusa), Piercamillo Davigo (Natalino Balasso), Umberto Bossi (Guido Buttarelli), Roberto Maroni (Peppe Voltarelli) e Marcello dell’Utri (Fabrizio Contri), sono sei personaggi in cerca non d’autore ma certo di qualcosa, completamente inventati ma ben integrati e tipici, se vogliamo, dell’epoca in questione.

Tea Falco, in questi giorni al cinema nel ruolo di Gesù ne La solita commedia di Biggio e Mandelli, è Bibi Mainaghi, figlia di un grande industriale milanese e “il mio personaggio cambia totalmente da punkabbestia a Sally Spectra” dice. Miriam Leone, l’ex Miss Italia già su Rai1 ne La dama velata, è Veronica Castello, “una puttana triste – la definisce – con il lato umano come quelle delle canzoni di De André, solo che a lei i bassifondi non piacciono e quindi frequenta i potenti e la corruzione”. Alessandro Roja, il Dandi della serie Romanzo Criminale, è Rocco Venturi, poliziotto che lavora con il giudice Di Pietro, “un po’ la sintesi – spiega – del personaggio che deve scegliere chi essere in questo momento storico fondamentale, naviga a vista nelle nebbie di ciò che poi diventa una sorta di terremoto e vive tra luci e ombre”. Domenico Diele è Luca Pastore e “faccio parte dei buoni – dice – e sono un punto fermo della serie, ho delle vicende personali piuttosto importanti che mi rende un personaggio sfaccettato”. E Guido Caprino, ex Commissario Manara ma pure in In Treatment, è Piero Bosco, un bestione reduce dall’Afghanistan che salva un leghista dall’aggressione di due albanesi per il quale “non mi sono ispirato a nessuno – rivela – se non a un bisonte, un personaggio popolare e ingombrante perché non accetta compromessi e vive una fase epica e una moderna dopo che è entrato nella Lega Nord”.

Via via incontriamo anche, con i loro veri nomi, il leader referendario Mario Segni, il leghista e sindaco di Milano Marco Formentini, Giovanni Falcone e persino Silvio Berlusconi, ma solo in vere apparizioni televisive o evocato da una voce e da un paio di scarpe in un bagno mentre parla attraverso una porta con Leonardo Notte che lo chiama Cavaliere.

Colonna sonora importante e originale firmata da Boosta, ovvero Davide Dileo, dei Subsonica che “accompagnare la storia con la musica – dice – è stato il mio personale contributo al romanzo di formazione di un’Italia giovane e vecchia allo stesso tempo”.

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