Vinicio Capossela arriva al cinema con Nel paese dei Coppoloni

di Patrizia Simonetti

Vinicio Capossela festeggia così le  nozze d’argento con la sua carriera fatta di musica e parole. Arriva al cinema per due giorni, oggi e domani, martedì e mercoledì 19 e 20 gennaio, Vinicio Capossela – Nel paese dei Coppoloni, il suo viaggio che dalle pagine del suo libro omonimo prende vita sul grande schermo e che “documenta e racconta in immagini il tentativo che un soggetto fa per cercare di rimodulare un territorio reale nella verità immaginifica del racconto abitabile” dice l’autore e protagonista assoluto, dopo averlo presentato sul piccolo in uno speciale su Laeffe che lo produce assieme a Gruppo Feltrinelli, Pmg, La Cupa, distribuito da Nexo Digital. Diventerà anche musica, ovvio, un disco nuovo di zecca che si chiamerà Canzoni della Cupa e che vedrà la luce a marzo, ma che intanto possiamo in parte assaggiare come colonna sonora del film diretto da Stefano Obino assieme ad altri live di pezzi stranoti come Il ballo di San Vito e La marcia del camposanto. Del resto nel paese dei Coppoloni di musica ce n’è sempre, per tutti e per ogni occasione, per il morto e per gli sposi, per il maiale da ammazzare e la resa dei conti.

Il paese dei Coppoloni, o anche paese dell’Eco, altro non è che Calitri, nell’avellinese, dove è nato papà Vito, quel paese che “se ne sta sopra un dirupo, come una specie di Olimpo”, dove un tempo si diceva che gli abitanti “vivessero fra le intemperie e dovessero coprirsi la testa”, dove le case sembrano cementate assieme come le nocciole di un torrone fra tanti scalini e dove un orologio in piazza non muove una lancetta dal tempo del terremoto. “Un paese è la cosa più cosmopolita perché ci racconta di tutti i paesi del mondo” dice il cantautore, strumentista e scrittore Capossela nato invece, pensate un po’, ad Hannover, in Germania, “e da piccolo me ne vantavo” dice Capossela, che a Calitri , terra dei suoi avi, torna per dare risposte all’antico e universale bisogno del “conosci te stesso”. La sua veste è più quella del viandante che del viaggiatore, quello che “si mette in via” attento a quegli incroci di destini che sono i crucistrada.

E da crucistrada a crucistrada, ecco gli incontri del suo viaggio vero e al tempo stesso immaginario, fra trivelle petrolifere e pale eoliche, vecchie ferrovie e case abbandonate, boschi e animali selvatici, voci, facce e chiacchiere dal barbiere, persone e personaggi con stortinomi, da Cazzariegghio a Pacchi Pacchi, da Testadiuccello a Camoia, da la Marescialla a la Totara, e poi il priore violinista Matalena e pure Cacapatane “appassionato di mascalgìa, sicuranza e soprattutto di chiacchiere”, il “pascitore di uomini” Mandarino e il domatore di camion” Scatozza. Attori e interlocutori, simboli e testimoni, incontri di un viaggio a ritroso verso le radici.

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