Sanremo 2015. Nek al secondo posto, l’intervista

di Giuseppe Riccardi

SANREMO. Secondo classificato al Festival di Sanremo 2015, Nek, al secolo Filippo Neviani, in gara tra i Big con Fatti avanti amore, si è portato a casa anche il premio della sala stampa radio Lucio Dalla e quello per il miglior arrangiamento dopo aver vinto giovedì, nella terza serata del Festival dedicata alle cover, con Se telefonando, scritta da Maurizio Costanzo, Ghigo De Chiara e Ennio Morricone e uscita nel 1966 cantata da Mina. Ecco cosa ci aveva raccontato nella nostra intervista dopo quella premiazione.

Una scelta che si è rivelata vincente, cosa ti ha portato a Se telefonando?

È un pezzo che ho riscoperto grazie anche a mia moglie che me l’ha suggerito. Una canzone che ho piacevolmente rivisitato ed è stato veramente entusiasmante riproporla in chiave Nek, cioè come se l’avessi scritta io e l’avessi immaginata per inserirla nel mio nuovo album Prima di parlare che uscirà il 10 marzo, e infatti ci sarà assieme a 11 inediti.

nekQuesta tua partecipazione al Festival di Sanremo dopo 18 anni è una tappa o una seconda fase della tua lunga carriera?

Tutte e due le cose insieme. Io sono convinto che nella musica ci siano tante rinascite, tante nuove strade che si prendono. Poi sinceramente questa per me è un’occasione per lanciare il mio nuovo disco in tempi in cui di spazio alla musica ne viene dato sempre meno e una settimana intera come questa dedicata alle canzoni difficilmente si trova.

Quindi per te Sanremo ha ancora il suo perché?

Sanremo per me è ancora e sempre un punto di riferimento per chi ha qualcosa da dire, certo bisogna avere qualcosa da dire. Io sento di averlo, per cui mi auguro che le persone che sentono il mio pezzo dicano “cazzo, ha ragione”.

Comunque complimenti per sembrare ancora un ragazzo di vent’anni…

Grazie, ma magari… di testa sì che ho ancora vent’anni, per il resto cerco di tenermi in forma. D’altra parte faccio un mestiere straordinario in cui l’aspetto fisico ha la sua importanza e il suo valore. Diventando papà ho scoperto poi che non è proprio un valore assoluto e che per fortuna ce ne sono tanti altri, ma ciò non significa che questa variabile del mio lavoro debba essere messa in secondo piano, perché è come un investimento. È chiaro però che il punto di riferimento in questo mondo deve essere sempre la musica: la musica non cambia mai mentre la faccia nell’arco degli anni inevitabilmente si trasforma.

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