Sanremo 2015. Intervista ai Kutso: il nostro genere si chiama “quello che ci pare”

di Giuseppe Riccardi

kutso3SANREMO. Dal concerto del Primo maggio a Roma all’Heineken Jammin’ Festival, di cui nel 2007 vincono il contest, all’apertura dei live di Caparezza anche a Miami, il live è la loro dimensione preferita. Non per nulla girano da tempo con il loro Perpetuo Tour che da marzo li porterà in tutta Italia, interrotto soltanto per il Festival di Sanremo 2015 cui partecipano tra le Nuove Proposte con la canzone Elisa contenuta nell’album Musica per Persone Sensibili. Mercoledì hanno passato il turno, per cui venerdì li rivedremo sul palco, e oggi hanno ricevuto in sala stampa il premio Assomusica 2015. Vengono da Marino, ai Castelli Romani, e si chiamano Kutso che si pronuncia con la A ma per questa settimana sanremese glielo fanno dire con la U, però “forse torneremo alle origini anche prima della fine della settimana” dicono.

Vi hanno definito in un sacco di modi diversi, certo è che il vostro modo di fare musica non è tradizionale

La nostra musica è vitalità irrazionale incontrollata pura e quando ci chiedono che genere facciamo rispondiamo che il nostro genere si chiama quello che ci pare, quindi portiamo un po’ di nonsense ma soprattutto le nostre personalità che, per fortuna, sono anche simpatiche.

Ad ogni modo siete divertenti e sembra anche che vi divertiate

Sicuro, ma non è che vogliamo per forza ottenere l’effetto comico, il nostro è piuttosto un andare sul palco e fare quello che succede.

Come vi trovate qui a Sanremo?

Sono giorni che stiamo dietro a interviste, televisioni, abbiamo pure sofferto la mancanza del palco finché non abbiamo suonato, poi tante domande…

La più strana che vi hanno fatto?

Ce ne sono un paio: qualcuno ci ha chiesto a che santo ci votiamo per fare gli scongiuri, ma la più assurda di tutte è stata quando ci hanno domandato come è nata la nostra collaborazione con Al Bano, perché noi non abbiamo mai collaborato con Al Bano. Probabilmente siccome veniamo dai Castelli Romani e lì c’è un paese che si chiama Albano si sono confusi.

A proposito, vi siete portati qualcosa della vostra terra?

Io mi sono portato dietro una maglietta con scritto I love Cava dei Selci che è la frazione dove abito, e poi ogni mattina quando mi sveglio canto “lo vedi.. ecco Marino…

Cosa farete dopo questa partecipazione?

Riprenderemo il nostro Perpetuo Tour acustico nelle Feltrinelli anche in vista dell’uscita imminente del nostro album.

E da Sanremo cosa vi aspettate?

Ovviamente ci aspettiamo, e ci impegniamo affinché succeda, che il Festival ci dia una spinta ancora maggiore per conquistare il grande, il medio e il piccolo pubblico, perché lo vogliamo tutto.

1 comment

Lillianwoons 12 Aprile 2024 - 21:55

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