Prince è morto, che una pioggia viola lo accompagni

di Patrizia Simonetti

Addio al folletto di Minneapolis. Addio al Principe. Addio a The Symbol, a The Artist, a The Artist formerly known as Prince. Addio a lui in tutti i nomi che ha cambiato nella vita e nei suoi quasi quarant’anni di carriera che gli sono stati bene tutti quanti, che tanto lui era sempre e per tutti Prince. Prince se n’è andato oggi a 57 anni, il corpo trovato senza vita nella sua abitazione, ancora non si sa come e perché, anche se una settimana fa era stato ricoverato in ospedale per una brutta influenza, chissà che magari non ci fosse di più.

Figlio d’arte Prince Roger Nelson, nato in una famiglia di musicisti jazz. Ha fatto il cantante e il musicista, il compositore e l’arrangiatore, l’autore per altri persino, come per Sinead O’Connor. Il funky la sua strada principale, ma poi c’erano anche il pop, il rock e pure il soul, la black e altro ancora a mescolare il tutto. Ha fatto anche l’attore Prince, il regista, il produttore, una star a tutto tondo con le sue stravaganze e le sue sperimentazioni, alcune caute altre più audaci, quasi sempre apprezzate, ma a volte anche no. Più di 100 milioni di dischi venduti nel mondo, indimenticabili pezzi come When doves cry, Purple rain, Kiss, Sign O’ the times, il sesso in primo piano nei suoi testi, la libertà totale, la ribellione. Che proprio per questo non andasse d’accordo con le grandi case discografiche è risaputo, tanto che creò la sua Paisley Park. Che fra i primi passò la sua musica in rete, anche. Fascino ne aveva da vendere. Aveva divorziato da due anni dall’italo canadese Manuela Testotini, dopo aver amato Vanity e Apollonia, Kim (Basinger) e Sheena (Easton), e Mayte Garcia che lo ha reso padre ma per poco, il bambino morto a pochi giorni dalla sua venuta al mondo. Addio Prince, che una pioggia viola ti avvolga e ti accompagni nel tuo viaggio mentre le colombe piangono…

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