Nel nome del popolo italiano con Gianmarco Tognazzi, Dario Aita, Massimo Poggio e Lorenzo Richelmy

di Patrizia Simonetti

12 dicembre 1969, con la strage di Piazza Fontana a Milano si aprono gli anni di piombo. Vittorio Occorsio è il magistrato romano che segue il processo e il primo ad interrogare Valpreda che verrà poi assolto, così come 8 anni dopo è il primo a indagare sulla P2 e sui rapporti tra terrorismo nero e neofascista, massoneria e ramificazioni deviate del Sifar: è a lui che l’ex ufficiale dei parà Sandro Saccucci di Ordine Nuovo parla della loggia massonica e di Licio Gelli nel corso del suo interrogatorio in carcere. Vittorio Occorsio viene massacrato a raffiche di mitra il 10 luglio del 1976 a pochi metri da casa in un attentato rivendicato da Ordine Nuovo. La sua storia viene ripercorsa e raccontata lunedì 4 settembre in seconda serata su Rai 1 nel primo dei quattro docufilm del ciclo intitolato Nel nome del popolo italiano dedicato, tutto in una settimana, ad altrettanti personaggi eroici della nostra storia. Non documentari né fiction, ma racconti, appunto, ognuno lungo un’ora, affidati a quattro attori/narratori che al tempo stesso ricercano e curiosano nelle loro vite con l’aiuto e il sostegno di testimoni diretti di quelle storie.

Vittorio Occorsio è raccontato da Gian Marco Tognazzi mentre martedì 5 settembre sarà il palermitano Dario Aita, che presto vedremo sempre su Rai 1 anche in Prima che la notte di Daniele Vicari dedicato al giornalista ucciso dalla mafia Pippo Fava, a parlare di Piersanti Mattarella, anche lui con un primato: quello del Presidente della Regione Sicilia è infatti considerato tra i primi delitti eccellenti della regione, massacrata tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta dalla guerra tra corleonesi e palermitani. Piersanti Mattarella cade il 6 gennaio del 1980 a Palermo, anche lui a pochi passi da casa, per mano di Cosa Nostra, anche se le prime indagini non hanno escluso pure nel suo caso la pista del terrorismo nero. Mercoledì 6 settembre è Massimo Poggio a raccontare di Marco Biagi, il giuslavorista bolognese ucciso a colpi d’arma da fuoco da un commando terroristico delle Nuove Brigate Rosse proprio davanti casa, la sera del 19 marzo 2002, dopo essersi occupato della riforma del mercato del lavoro che prenderà il suo nome. A chiudere il ciclo di Nel nome del popolo italiano, è giovedì 7 settembre Lorenzo Richelmy, presto sul grande schermo in Una questione privata dei Taviani, che riporta all’attenzione del pubblico la storia di Natale De Grazia, forse la meno nota tra tutte, quella del capitano di fregata reggino che dedica parte della sua vita a collaborare con il Procuratore Capo di Reggio Calabria Francesco Scuderi indagando sui traffici di rifiuti tossici e radioattivi e sulle cosiddette navi a perdere, morendo per questo avvelenato il 12 dicembre 1995, durante iI viaggio che avrebbe dovuto portarlo a La Spezia, città natale di Lorenzo Richelmy, per deporre in tribunale sulle conclusioni delle sue indagini.

I quattro docufilm di Nel Nome del Popolo Italiano sono diretti dai registi Gianfranco Pannone (Vittorio Occorsio), Maurizio Sciarra (Piersanti Mattarella), Gianfranco Giagni (Marco Biagi) e Wilma Labate (Natale De Grazia) e prodotti da Anele con RaiCinema e Rai Com.

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