Matt Dillon a Roma: il nostro incontro con l’attore americano al suo secondo film da regista

di Patrizia Simonetti

L’ultima volta che lo abbiamo visto in Italia era a maggio dello scorso anno su Fox nella prima stagione della serie TV Wayward Pines di M. Night Shyamalan. Già, perché anche Matt Dillon da un po’ ha ceduto alle lusinghe del piccolo schermo, lo aveva già fatto con Modern Family nel 2009 e anche prima, anche se è al cinema che deve tutto, in particolare a registi come Kaplan e Coppola che lo hanno lanciato, il primo con Giovani Guerrieri del 1979 e il secondo con I ragazzi della 56esima strada nel 1983. Al cinema quindi Matt Dillon torna sempre e infatti lo abbiamo incontrato alla Festa del Cinema di Roma dove ha l’incarico di presidente di giuria di Alice nella Città, sezione parallela dedicata al cinema per ragazzi, e in particolare del premio Camera d’Oro Taodue da assegnare alla miglior opera prima e seconda, e dove peraltro questa sera, mercoledì 19 ottobre, in occasione dell’ottava edizione del Charity Dinner Gala organizzata da Telethon, riceverà il premio Telethon Heart, che va sempre a coloro che si sono distinti per l’impegno umanitario.

“Non ho mai fatto il presidente di giuria – ci ha raccontato Dillon – anche se una volta ero in giuria a un Festival in Brasile e non volevo certo stare al chiuso tutto il giorno in un posto così con fuori la foresta Amazzonica! Per cui ho accettato quando mi hanno detto che avrei dovuto visionare 8 film. Poi sono passati a 12 e ho sperato che non fossero troppo lunghi… scherzo…”. In un film Matt Dillon ha poi detto di cercare l’autenticità: “la storia in un film è importante e lo dicono tutti – ha spiegato – ma le storie sono create da persone e portate avanti da attori e questo per me è molto importante, perciò guardo la coerenza e l’autenticità dei personaggi”. L’attore americano, che era già stato in Italia dove ad esempio nel 1983 aveva conosciuto anche Federico Fellini, ha anche rivelato il desiderio di lavorare con uno dei grandi talenti italiani, poi, tornando al suo ruolo di giurato di Alice nella Città ha detto che si tratta di “una bellissima sezione perché questo è un premio che aiuterà ad andare avanti chi ha appena iniziato con il mestiere di regista, mi sento molto empatico con loro perché anch’io sono alla mia opera seconda…” Anche lui si è cimentato in una regia nel 2002 di un film girato in Cambogia che si intitolava City of Ghost e proprio adesso sta lavorando a un altro film, un documentario per l’esattezza, che parla di un cantante cubano detto El Gran Fellove. Ed è soprattutto di questo che abbiamo chiesto a Matt Dillon durante il nostro incontro:

 

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