Marie Heurtin dal buio alla luce, storia vera di un’adolescente sordocieca di fine 800. Il film in sala anche per sordi e ciechi

di Patrizia Simonetti

Provate a tapparvi le orecchie e bendarvi gli occhi: solo così si può capire l’isolamento, la solitudine, il distacco dalla realtà e dal mondo dei sordociechi, come se non avessero mai campo, come se vivessero in totale e perenne assenza di connessione, il loro account cancellato dal social del mondo, per usare metafore tecnologiche visto che “siamo in una società virtuale dove il contatto fisico non esiste più mentre queste persone per conoscere gli altri hanno bisogno di un contatto fisico intenso che può durare anche venti minuti” spiega Jean Pierre Ameris, il regista francese di Emotivi anonimi e adesso di Marie Heurtin dal buio alla luce, già premiato al Locarno Internationl Film Festival, al Religion Today Film Festival e dal pubblico del Mill Valley Film Festival e nelle sale italiane da giovedì 3 marzo, che ha voluto raccontare la storia di una di queste persone, salvata, resuscitata, riportata alla vita e al mondo da qualcuno che ha fatto proprio questo: Suor Margherita si è bendata gli occhi e si è infilata dei tappi nelle orecchie per capire e aiutare Marie. Distribuito in Italia dalla Mediterranea Production con il sostegno della Lega del Filo d’oro, in alcune proiezioni speciali nel giorno stesso dell’uscita sarà accessibile in sala anche al pubblico sordo e cieco, ovvero se lo potrà godere anche chi non sente e chi non vede, che potrebbe sembrare una contraddizione parlando di un prodotto audiovisivo, invece non lo è e non dovrebbe esserlo. Il “miracolo” è reso possibile grazie al Cinedeaf, il Festival Internazionale del Cinema Sordo – l’ultima edizione svoltasi a Roma lo scorso giugno con una madrina d’eccezione come Valeria Golino (qui la nostra intervista) – alla collaborazione di MovieReadin e alle cooperative Big Bang e Eyes Made, che hanno provveduto a fornire la pellicola di sottotitoli e audio descrizioni scaricabili tramite un’applicazione da mobile, un ulteriore passo verso l’abbattimento delle barriere audiovisive.

Una storia vera quella di Marie Heurtin, nata in Francia nel 1885 da una famiglia di contadini. Ha 14 anni quando i genitori disperati perché lei, sorda e cieca, è una sorta di animale selvatico, impossibile lavarla e pettinarla, farla mangiare in modo adeguato e soprattutto comunicare con lei. Così il padre, nonostante soffra terribilmente il distacco dalla figlia che comunque gli mostra il suo amore carezzandogli la faccia, la porta all’istituto di Larnay, vicino Poitiers, per affidarla alle suore che si occupano di ragazze sorde. Ma Marie non è come le altre, non solo non sente ma neanche vede, e poi non vuole essere toccata, scappa in cima agli alberi, si dimena se qualcuno tenta di afferrarla, a volte è violenta. La madre superiora (Brigitte Catillon) non vuole tenerla, solo la tenacia della giovane Suor Margherita (Isabelle Carrè), affetta da una grave malattia polmonare e quindi decisa a dare un significato alla poca vita che l’attende, riuscirà nel doppio miracolo: farla accettare nell’istituto e riportarla alla luce con infinita, caparbia, sorprendente pazienza e tanto e incondizionato amore, creando con lei un legame così forte che rischia, spezzandosi, di far ripiombare Marie nel buio più infinito. Nel ruolo di Marie Heurtin una sorprendente Ariana Revoire, sorda dalla nascita e alla sua prima esperienza di attrice. “Ho avuto molte difficoltà a trovare attrici che andassero bene per la mia storia – ci racconta Jean Pierre Ameris – ne avevo trovata una ma non ha voluto recitare nel mio film, così ho pensato che sarebbe stato più facile trovare una ragazza sorda che conosceva già il linguaggio dei segni. Ho incontrato ben 200 ragazze e alla fine ho scelto Ariana. Lei è stata bravissima, abbiamo girato tutto il tempo con degli interpreti così che sarebbe stato tutto più facile per Ariane e sul set si è creata un’atmosfera molto particolare: hanno imparato tutti la lingua dei segni e a comunicare con lei così come con tutte le altre ragazze sul set. E questo è il messaggio del film: l’handicap non è una difficoltà”.

Inizialmente Jean Pierre Ameris avrebbe voluto raccontare la storia della più famosa Helen Keller, la giovane sordocieca americana raccontata poi nel 1962 dal celebre film di Arthur Penn intitolato Anna dei Miracoli. Così gli abbiamo chiesto cosa lo ha portato invece verso Marie Heurtin e lui ce lo ha spiegato, raccontandoci anche del suo soggiorno nell’istituto di Poitiers, nella nostra videointervista nella quale abbiamo avuto cura di inquadrare anche l’interprete della Lis, la lingua dei segni, così che possano guardarla e capirla anche i nostri utenti sordi:

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