Leone d’Oro a Venezia 74 a Guillermo Del Toro con The shape of water, c’è speranza

di Patrizia Simonetti

Allora forse qualche speranza c’è. Se il cinema, quello dei grandi Festival, premia una storia d’amore fantastica, in tutti i sensi, una una ragazza muta e una sorta di mostro anfibio tenuto a catena come il cane più sfortunato di questa terra, forse si può anche immaginare che un giorno tutti capiremo che le diversità non sono pericolose e che, anzi, dalla fusione e collaborazione e intergrazione tra specie e culture diverse può nascere qualcosa di bello, non saremo più razzisti né omofobi e non staremo lì a puntualizzare che un uomo e una donna della stessa razza siano i soli a poter formare un coppia e quindi una famiglia nel senso più vero del termine o che non può esserci amore tra due persone dello stesso sesso perché è contro natura. E l’amicizia e l’altruismo e la speranza faranno ancora parte di questo mondo di umani in via di disumanizzazione. Così Venezia 74 il Leone d’Oro lo consegna a Guillermo Del Toro, primo regista messicano a portarsi a casa tale ambito premio, per il suo The shape of Water, che già il titolo è una contraddizione in termini, La forma dell’acqua, che ha pure co-scritto e co-prodotto, a raccontare, ai tempi della guerra fredda, di Elisa, interpretata da Sally Hawkins, che fa le pulizie in un laboratorio militare segreto americano a Baltimora, che si imbatte in uno straordinario prigioniero, una creatura anfibia interpretata da un irriconoscibile Doug Jones, attore e mimo, che per Guillermo Del Toro si era già trasformato in un fauno. Mezzo uomo e mezzo pesce, tipo sirena, ma maschio e decisamente più brutto, che se ne stava bello bello (si fa per dire) e pacioso a farsi adorare dagli indigeni in Amazzonia e improvvisamente si ritrova in una vasca con tanto di catena al collo perché gli americani hanno deciso di catturarlo, portarselo a casa e studiarlo con la vivisezione. E l’assurdo si compie: entrambi forti di una vita e di un insospettabile mondo interiore ricco e colorato a dispetto delle loro condizioni, si innamorano e tentano la fuga verso la salvezza, quella della vita di lui e dell’amore di entrambi. Qualcuno potrebbe pensare a  La bella e la bestia, ma qui lei non è bella come un top model, e Guillermo Del Toro ha scelto Sally Hawkins anche per questo, e lui non è sotto incantesimo perché è stato tanto cattivo. Del resto “credo nella vita, nell’amore e nel cinema” ha detto Guillermo Del Toro ricevendo il premio e dedicandolo a “tutti i filmaker sudamericani che sognano di raccontare attraverso il fantasy”, aggiungendo che “questo premio si chiama Sergio Leone” perché “amo molto il cinema italiano ed è stato molto importante per me”. The shape of water uscirà nelle sale americane l’8 dicembre e in quelle italiane il 15 febbraio, a meno di tre settimane dagli Oscar.

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