Intervista a Stefania Rocca in Scandalo di Schnitzler: siamo più attenti al pregiudizio che all’essenza

di Genny De Gaetano

Stefania Rocca è un’artista eclettica. Che fa sorridere, piangere, emozionare. Senza confini dell’anima. Da La bestia nel cuore di Cristina Comencini, nominato nel 2006 per l’Oscar come miglior film straniero, alla recente e seguitissima serie tv Una Grande Famiglia, senza dimenticare le pellicole in cui ha fatto incetta di premi, Casomai e Commediasexi di Alessandro D’Alatri e quella parte ne Il talento di Mr Ripley, scelta dal premio Oscar Anthony Minghella per il ruolo dell’amante di Jude Law. Stavolta l’attrice torinese parla dalle tavole del palcoscenico, dall’amato teatro dove fa brillare di luce propria Emma Weber, uno dei personaggi di Scandalo, dramma di Arthur Schnitzler, autore di quel Doppio sogno che diventò sul grande schermo Eyes Wide Shut a firma Stanley Kubrick.

“Il teatro è sempre emozionante perché comunque è un rapporto che hai con il pubblico ed è buffo come quel rapporto cambi ogni sera, a seconda di chi è seduto davanti a te. Roma è la città più importante, è vero. Ma soprattutto perché conosci tanta gente e quindi hai il giudizio anche di persone amiche che fanno questo mestiere e dunque senti più la pressione addosso. Ma grazie a Dio il teatro è sempre emozionante” sottolinea Stefania Rocca che insieme a Franco Castellano, regia di Franco Però, arriva stasera, martedì 2 febbraio, proprio nella Capitale, nel rinnovato, anzi rinato Eliseo, diretto da Luca Barbareschi.

Il teatro forse è ancora più emozionante per lei perché ha scandito in modo più diradato la sua carriera, più incentrata su cinema e tv…

È vero, anche se io in realtà ho iniziato con il teatro, avvicinandomi solo dopo a cinema e tv. Ho sempre pensato che il rapporto con il pubblico sia qualcosa di esclusivo e quindi sono sempre stata più attenta nelle scelte. Perché una tournée dura tanto e se non ti piace quello che fai si rivela pesante, non da ultimo diventando mamma era difficile allontanarmi da casa. Ho lavorato con grandi maestri, ho fatto Giovanna D’Arco con Walter LeMoli a Torino, ho fatto addirittura un’intera tournée con Robert Lepage che è un totem del teatro, uno spettacolo che si chiama Le Polygraphe, poi il musical di Jerome Savary Irma la Dolce, Ricorda con Rabbia di Osborne.

Lo ha accennato, nel teatro il rapporto con il pubblico è qualcosa di magico, di irraggiungibile rispetto alle altre ribalte come cinema e televisione

È un rapporto che hai immediato mentre nel cinema e in tv hai il rapporto con la troupe, sei abituato perché sono persone che lavorano con te. Con il pubblico non sei mai faccia a faccia, è un rapporto che avviene successivamente. In teatro hai invece un faccia a faccia con il pubblico e un altro, immediato, anche tu con il tuo personaggio e allo stesso tempo con il pubblico. Insomma, quasi un lavoro a tre

E questo lavoro con Emma come è stato?

Mi è piaciuto molto. È un testo molto interessante che racconta la storia di una famiglia alto borghese di inizio 900, il cui figlio, caduto da cavallo, prima di morire chiede di accettare in casa una relazione nascosta da 5 anni, una donna con un bambino. Non sono sposati e questa donna è viennese ma di origini arabe. Tutto questo mette in disequilibrio la famiglia che invece si ritiene liberale. Perché il padre è un politico e si considera liberale. Il mio personaggio è di contrasto, è una donna rimasta vedova con la figlia di tre anni e capisce cosa vuol dire la discriminazione che una donna può avere quando rimane vedova nonostante sia ancora giovane e tra l’altro nemmeno sposata. Loro la chiamano amante, noi la chiameremo in altro modo! Ed è una donna che non accetta questa condizione sociale, questo Scandalo, questa finzione, questo mondo dove tutto deve apparire, dove siamo molto più attenti a quello che è il pregiudizio dell’altro, e non all’essenza.

Emma prova a cercare una sorta di redenzione ma non riesce a liberarsi da un microcosmo che in qualche modo la tiene prigioniera

Lei prova ad avere un’emancipazione, ma si sa le cose devono essere forti dal punto di vista sociale. sennò non avvengono, resti solo e frustrato. La cosa bella di Schnitzler è proprio questa, che riesce a a raccontare una società partendo da personaggi che fanno fatica ad essere, anzi sono più attenti all’apparenza. Quindi è una condanna. È crudele e ironico allo stesso tempo.

Può esser fatta una trasposizione di Scandalo nel mondo attuale, parlando magari del timore che resta purtroppo del cosiddetto diverso, ad esempio dell’immigrato?

Può essere fatta a diversi livelli. Nel testo esce molto di più la differenza di classe sociale, oggi si tende a pensare che non ci sia. Io ho i miei dubbi perché immagino che se in una famiglia alto borghese arriva oggi una figlia con un ragazzo rom, non so quale sarebbe la reazione del padre. Pur ritenendoci liberali, quando ci toccano il nostro piccolo equilibrio che ci rende tranquilli, un po’ ci spaventiamo. Questa è la chiave di lettura in ottica moderna: la paura che il diverso ci pone diventa una forma di discriminazione che volendo o non volendo poi ne siamo tutti parte. E tutto questo avviene anche dal punto di vista femminile. Perché Scandalo racconta una società in cui le donne erano sottomesse, non potevano parlare di politica, non potevano contraddire i mariti. Era solo lecito il chiacchiericcio. Emma si ribella: fuma e beve davanti agli uomini, parla di politica. È abituata a prendere anche la parte maschile che non ha più perché il marito è morto.

Ma oggi, anno 2016, secondo Stefania Rocca si sono fatti reali passi in avanti oppure continuiamo a spendere solo belle parole e il concetto di accettare il diverso resta qualcosa di lontano?

Oggi siamo ad un passaggio dove dobbiamo assolutamente evolverci. C’è una forma di emancipazione che va molto più veloce di noi che non riusciamo ad avere consapevolezza di ciò che accade. Dall’altra parte c’è un grande qualunquismo. Oggi gli scandali sono i gossip sul giornale. Cosa definiamo scandalo? Qualcosa che poi passa la giornata e finisce. I veri scandali durano un giorno: siamo tutti preoccupati di un bambino ucciso, di una donna violentata. Ma il giorno dopo la vita va avanti come se nulla fosse accaduto.

Qual è il momento più emozionante vissuto da Emma e quindi quello che emoziona fortemente anche lei nell’interpretazione?

In realtà, sono tutti i momenti di provocazione. È interessante come abbiamo giocato su questo testo. Essendo una famiglia borghese, la forma è molto importante. E nello spettacolo c’è questa forma. Quindi per me i momenti più emozionanti ma anche divertenti sono quelli in cui scardino questa forma, per portare la provocazione. Improvvisamente ti senti fuori dal contesto, nel bene e nel male. È una recitazione diversa da quella degli altri personaggi, mi chiedo sempre se arriva al pubblico quella sfumatura, spero di sì. È comunque questo il momento più bello perché sento un’adrenalina tra gioia e paura di aver esagerato oppure no. In altre parole, è proprio la provocazione.

C’è una piece dei sogni, un lavoro con cui le piacerebbe misurarsi?

Ultimamente ci pensavo, anche con Franco Castellano, il mio compagno d’avventura sul palcoscenico con cui mi sono trovata molto bene. Non lo so, è molto difficile dirlo. Preferisco innamorarmi di un personaggio sul momento, sennò ti escludi tante altre cose. Quando fai queste cose non puoi pensare ad altri perché sembra quasi un tradimento del tuo personaggio. In questo momento sono Emma. Io sono sempre stata assolutista: quando faccio una cosa, la faccio al cento per cento anche perché altrimenti mi sembra di aver perso un’occasione. Il teatro è un lavoro che va avanti nel tempo, un lavoro che continua con le stimolazioni del pubblico, le sue reazioni che sono sempre diverse. Quelle te le porti dentro, ci lavori e cerchi di farne frutto.

Scandalo rimarrà al Teatro Eliseo di Roma fino al 14 febbraio. Queste le altre date della tournée:

17 – 21 febbraio – Padova – Teatro Verdi,
23-28 febbraio – Catania – Teatro Verga,
8-13 marzo – Genova – Teatro Duse
16-20 marzo – Brescia – Teatro Sociale.

 

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