Intervista a Daniele Isola: per lui il 3 è davvero il numero perfetto, persino per la luna di miele… musica e viaggi le sue passioni

di Giuseppe Riccardi

Curioso, di tutto. Farebbe di lavoro il viaggiatore. Non potendo, viaggia e fa viaggiare sulle note della sua musica, condita con l’ironia dei suoi testi. Sono le armi di Daniele Isola, milanese, classe 1980, per farsi largo nel mondo del pop. La gavetta simile a quella dei tanti in lotta per emergere, serate su serate con varie formazioni. Nel 2013 il primo singolo Eremita, quest’anno il primo disco Luna di Miele per 3, lanciato dal singolo Numero perfetto.

In questi due anni c’è stata un’accelerata della mia vita artistica – ci racconta – mi son reso conto che quando dedichi il giusto impegno alla musica e alle tue ambizioni, le differenze si vedono. Sicuramente qualcosa è cambiato.

Il cambiamento lo tocchi con mano anche con i risultati del disco e del nuovo singolo. Come stanno andando?

Abbastanza bene, nel senso che il singolo è stato anche su Radio Capital, all’interno dello spazio emergenti e questa per me è una bella soddisfazione. Abbiamo fatto già una parte di tour dove ho raccolto le mie gratificazioni, affrontando un pubblico che non mi conosceva e che si è sempre dimostrato attento alle cose che facevo. Ma è solo l’inizio, c’è ancora tanto lavoro da fare.

Un lavoro che fai col sorriso, a giudicare dall’ironia che metti nei tuoi testi. C’era nei primi lavori, c’è in tutte le tracce del disco…

Sì, il tentativo è quello di cercare di trattare argomenti che tramite il mio approccio ironico diventano leggeri. In realtà ci sono degli aspetti un po’ più profondi.

Un altro dei temi ricorrenti nella tua produzione è quello del viaggio. È così importante per te?

Lo è perché, come nella musica, anche nella vita cerco di essere curioso. Sono molto interessato a conoscere il mondo, bisognerebbe solo viaggiare oltre che lavorare. Appena posso cerco di muovermi e scoprire cose che non conosco.

Magari avremo i tuoi racconti di viaggio in un prossimo brano, o forse in qualche video. Tu dai molta importanza ai video, anche quello di Numero perfetto è… possiamo dire diverso? (Guarda il video di Numero perfetto a fine articolo)

Sì, sicuramente è strano. Bello o brutto poi lo lasciamo decidere a chi lo vede. Nel 2015 l’aspetto del videoclip e di youtube sui social, per un artista emergente, non può essere sottovalutato. Poi io mi diverto a mettere in mostra il lato cialtrone che mi appartiene, facendo o tentando di fare l’attore. Mi diverto a girare video.

Hai accennato ai social. Per chi ama fare musica e, come te, si interessa di tutto quello che sta attorno a un lavoro musicale – sei tecnico del suono, appassionato di produzione oltre a scrivere e suonare – non è un po’ frustrante il modo usa e getta di usufruire della musica da parte del pubblico dei social? Non preferiresti un ascolto più ragionato?

Sono d’accordo che l’approccio è diverso, ma a me piace vederla in maniera ottimistica. L’aspetto social e di internet offre grandi opportunità, anche se il rischio è di perdersi un po’ perché le stesse possibilità sono a disposizione di tutti e siamo davvero in tanti a voler emergere. Sicuramente c’è un po’ di rammarico perché l’attenzione che viene dedicata alla musica on line non è la stessa che si dedicava quando si comprava un cd e ci si metteva ad ascoltarlo.

Tu con che musica ti sei formato, che musica ascoltavi e ascolti?

Come nei viaggi, anche nella musica cerco di essere curioso, mi piace ascoltare di tutto e andare alla scoperta. Da piccolo sentivo Battisti o Vasco Rossi, grazie ai miei genitori e a mia sorella. Di mio sono passato attraverso i Nirvana e il punk, sono un grandissimo fan di Mike Patton e compro St Vicent. Cerco veramente di ascoltare di tutto.

E dal vivo, qual è l’ultimo concerto che hai visto e che ti ha emozionato?

Uno tra i più emozionati, è passato un po’ di tempo ma lo ricordo come fosse oggi, è stato quello di Ben Harper ad Assago nel 2007: ha fatto stare zitto tutto il Forum e ha cantato senza microfono. Pelle d’oca.

Prima hai detto che siete in tanti e solo qualcuno riesce ad emergere. Sanremo può essere una strada per farlo? Ti piacerebbe andarci o è qualcosa di lontano dalle tue corde?

A differenza dei talent, sarebbe un’esperienza che a me piacerebbe fare, perché seguo il Festival nonostante sia difficile sopportare tre ore di trasmissione di cui di musica saranno tre quarti d’ora. Analizzandolo sotto l’aspetto della possibilità di sentire dei brani inediti, suonati con un’orchestra dal vivo e presentati in maniera imponente è veramente un bello spettacolo. La cosa brutta è che ormai è un meccanismo che viaggia da solo indipendentemente dalla musica: Tiziano Ferro, nel mio mondo ideale, dovrebbe voler vincere Sanremo non andarci da ospite. Nella realtà, lui ci va da ospite pagato e si fa promozione, senza mettersi in gioco. E questo è il lato brutto di Sanremo.

1 comment

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