American Horror Story, arriva il libro sulla serie cult di Ryan Murphy

di Patrizia Simonetti

Siete pazzi per American Horror Story? Vi sentite attratti, affascinati, stregati, spaventati, incuriositi dalla serie antologica di Ryan Murphy e Brad Falchuk? Se volete saperne di più, ma non in termini di spoiler o semplici notizie sul cast, piuttosto approfondendone i temi, i significati e i richiami, ecco ciò che fa per voi: American Horror Story. Mitologia moderna dell’immaginario deforme (Viola Editori), il saggio che analizza la serie americana, una di quelle di maggior successo in patria e anche in Italia dove viene trasmessa dal 2011 da Fox, rivelandovi collegamenti, riferimenti, nessi e allusioni che vi sorprenderanno anche se forse, a posteriori, riconoscerete come qualcosa che in fondo avevate già immaginato, ma non vi era proprio chiaro. Lo hanno scritto Eleonora Saracino e Daniel Montigiani, giornalisti e critici cinematografici, perché una come American Horror Story non è soltanto e semplicemente una serie televisiva, e la cui analisi è tanto professionale e precisa quanto scorrevole e piacevole nella lettura.

Vi (ri) troverete, ad esempio, quel lato oscuro dell’America già dipinto in molte opere cinematografiche; vi renderete conto del simbolismo e del significato di semplici luoghi che semplici poi non sono, ma ben studiati e costruiti per rappresentare qualcosa che ci appartiene, quelli in cui si svolgono le agghiaccianti storie delle prime cinque stagioni, Murder House, Asylum, Coven, Freak Show e Hotel: “Non è un caso che American Horror Story inizi proprio in una casa – si legge ad esempio nell’introduzione – il luogo rassicurante per antonomasia e nel quale si è soliti ‘entrare’. Ed è ciò che fa lo spettatore, su invito di Murphy e Falchuk, appunto, varcando la soglia di una bella magione vittoriana per ritrovarsi in un mondo popolato di incubi…”

Vi sorprenderete nel (ri) conoscere, nelle suddette storie, temi universali apparentemente così lontani dall’horror come quello della maternità, peraltro “fil rouge che lega gli episodi di tutte le stagioni di American Horror Story – leggiamo ancora nell’introduzione – che sia essa negata, agognata, frustrata o indesiderata la maternità è uno dei miti fondanti della serie ed è proprio da essa che si generano, è il caso di dirlo, le cinque differenti macro-storie che, come vedremo, si salderanno, in alcuni punti, l’una all’altra…”. E che non è il solo archetipo in essa rappresentato, perché c’è anche quello del rapporto con il corpo, spesso deforme in questo caso, quello dell’amore e della morte tramandatoci dal mito di Eros e Thanatos, tanto che, leggiamo ancora nell’introduzione, “l’aspetto punitivo in American Horror Story invece non si concentra tanto sul termine fisico della vita (al quale ingiustamente molti dei personaggi meno mostruosi sono destinati) quanto su un suo imperituro protrarsi, in un’immortalità maledetta che costringe a un’eterna sofferenza, in cui la morte, come nel verso di Ungaretti, si sconta sì vivendo ma, ancora peggio, per sempre…”

E soprattutto vi appariranno chiari quei legami, probabilmente distrattamente e subliminalmente già percepiti durante la visione, che legano le varie stagioni tra loro: “nel nono episodio di Freak Show il folle Dandy si immerge in una vasca colma del sangue di una sua vittima, proprio come la contessa ungherese Erzsébet Báthory (1560-1614), che usava fare bagni nel sangue di giovani e attraenti vergini. Ed è (anche) a tale storica figura che si rifà la proprietaria del Cortez in Hotel, la vampira Elizabeth…” E molto altro ancora.

Se volete, American Horror Story. Mitologia moderna dell’immaginario deforme, viene presentato oggi, domenica 18 dicembre, alla presenza degli autori, Eleonora Saracino e Daniel Montigiani presso la Galleria d’Arte Polmone Pulsante di Roma. Altrimenti vi aspetta in libreria.

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